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Decreto dignità: no alla delocalizzazione per chi ha ricevuto agevolazioni pubbliche; la posizione di CONFAPI

Le aziende che hanno ricevuto incentivi pubblici o hanno usufruito di agevolazioni non possono delocalizzare la propria attività, nemmeno all’interno dell’Unione europea.

Questa norma è contenuta nel Decreto Dignità approvato dal Governo Conte. Se un’impresa dovesse delocalizzare, non solo dovrà restituire le somme ricevute ma dovrà anche pagare una sanzione che può andare da due a quattro volte l’importo dell’aiuto. La stessa regola vale anche per l’iperammortamento Industria 4.0. Le imprese che hanno usufruito dell’agevolazione per acquistare macchinari digitali non possono cederli ad altri o destinarli a strutture produttive fuori dall’Italia.  Le amministrazioni stabiliranno le regole e le tempistiche per l’applicazione delle sanzioni e per la  restituzione degli aiuti.

Così commenta la norma il Presidente di CONFAPI Maurizio Casasco: “Gli imprenditori della piccola e media industria privata – ha detto il - hanno da sempre dimostrato di credere nel lavoro come bene comune, ma allo stesso tempo ritengono che misure che ‘imbriglino’ e accrescano gli adempimenti burocratici non siano la giusta leva per creare nuovi posti di lavoro. Non siamo disfattisti e quindi siamo consapevoli che non siano singole misure, singoli decreti, nonché vittorie o sconfitte ai referendum, a far scendere o salire il nostro PIL. I temi dello sviluppo e della crescita sono ben più complessi e devono essere affrontati in maniera sistemica e organizzata. Bisogna quindi varare provvedimenti concreti che, nel rispetto della dignità del lavoro e dei lavoratori, siano volti a eliminare quei fardelli che gravano sulle spalle delle imprese. Siamo, come sempre – aggiunge Casasco – pronti a proporre idee e discutere con il Governo e con i ministri competenti di meccanismi e azioni concrete che possano rimettere nella giusta corsia il Paese”.

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