Presidente CONFAPI Maurizio Casasco: mancano politiche per far competere PMI in Europa
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“In Italia le piccole e medie imprese sono letteralmente abbandonate dalle Istituzioni”. Il presidente Maurizio Casasco non ha usato giri di parole per spiegare la situazione delle Pmi in Italia nel corso del suo applauditissimo intervento durante il convegno “Unione Europea, non solo economica” svoltosi presso al Senato. Oltre al presidente i relatori dell’evento organizzato da Azimut e Impresa Italia, sono stati il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, il presidente di Sace, Beniamino Quintieri e il capo della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, Beatrice Covassi.
Casasco ha affrontato diversi temi: dall’anomalia tutta italiana dei ritardi dei pagamenti nelle transazioni tra privati, alla necessità di arrivare a un’uniformità fiscale a livello Ue; dalla spietata concorrenza ai Paesi europei che arriva soprattutto da Cina e Stati Uniti che “a differenza della Giovane Europa, hanno una sola lingua e una sola costituzione e che quindi sono molto avvantaggiati”, fino ai dazi antidumping che l’Europa, sia pur con notevole ritardo, finalmente si è decisa ad applicare.
“Nonostante l’importanza e il peso specifico che le Pmi continuano ad avere nell’economia italiana – ha detto Casasco – continuano a mancare politiche strategiche e di reale sostegno alle nostre aziende. Nessuno ci ascolta quando diciamo che bisogna tener conto dell’aspetto dimensionale delle nostre Pmi poiché incide fattivamente sulla marginalità dei costi da esse sostenuti, nettamente superiori a quelli della grande industria. Faccio due esempi: perché l’IRES non è proporzionale come in Olanda e Inghilterra o a scaglioni come in Spagna?”.
Per il presidente di Confapi è necessario “ridurre la burocrazia e puntare con decisione verso la tanto sbandierata semplificazione digitale, su cui siamo decisamente indietro rispetto al resto d’Europa”. Sul discorso dell’accesso al credito, Casasco ha ricordato come “le banche hanno del tutto abdicato alla loro funzione originaria e sociale, quella di fornire credito a individui, famiglie e aziende e accompagnare gli imprenditori nelle loro iniziative, coadiuvandoli se necessario anche nelle progettazioni e nelle start up. Il soggetto-banca non sta più svolgendo il suo ruolo fondamentale di sostegno all’economia reale e le altre forme individuate nel tempo, come minibond e Pir, non si sono dimostrate efficaci per risolvere il problema delle scarsa capitalizzazione delle nostre industrie”.
“In Europa – ha aggiunto il presidente – sta soffiando un vento antieuropeista che non ci appartiene, ma è necessario che l’Ue butti a mare la superfetazione burocratica e lavorare con un’agenda dettata da tre elementi chiave, fondamentali per lo sviluppo delle Pmi: industria, economia e lavoro. E per farlo dobbiamo promuovere una stretta collaborazione con le università e i migliori centri di ricerca delle rispettive nazioni. Bisogna intraprendere – ha concluso – un percorso comune e condiviso, che ci consente di produrre brevetti e di conseguenza prodotti innovativi di elevata qualità tecnologica, in modo da poter competere e vincere”.